COLLEFORUM * AMICIZIA E SIMPATIA

STRAGI DI MAFIA, Il lavoro della DIA

« Older   Newer »
  Share  
brunaldo73
view post Posted on 28/2/2012, 09:30




Stragi di mafia, nel 1993 la Dia già parlava di trattativa e avvertiva: non cedere sul 41 bis

L'annotazione è stata resa nota pochi giorni durante il processo a carico di Mario Mori. Viene inviata il 10 agosto 1993 al ministro dell'Interno Mancino. Gli investigatori avvertono: non cedere sul carcere duro. Due mesi dopo viene annullato il regime carcerario per 373 mafiosi

Già subito dopo la strage di Via D’Amelio la Direzione investigativa antimafia di Palermo aveva ipotizzato che dietro al massacro del giudice Paolo Borsellino ci potesse essere qualcosa di diverso rispetto alle precedenti stragi mafiose. Secondo gli investigatori, infatti, nello scempio del 19 luglio 1992 Cosa Nostra non è l’unico attore della strage. La mafia, stando alla nota, è diventata attuatore di un progetto criminale tracciato da poteri più grandi, con un obbiettivo superiore rispetto agli interessi dei clan. Una tesi investigativa importantissima e immediata quella della Dia ma che non verrà mai tenuta in considerazione dalle indagini che grazie al falso pentito Scarantino depistaranno per anni l’inchiesta su via d’Amelio.

Il riferimento a quello spunto d’indagine è contenuto in una relazione che la Dia invia il 10 agosto del 1993 all’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino. Un rapporto illuminante che per quasi vent’anni è stato catalogato come “Riservato” dal Viminale, prima che la commissione antimafia lo declassificasse nella seduta dello scorso 20 luglio.

Un rapporto tirato fuori integralmente dal sostituto procuratore della Dda di Palermo Nino Di Matteo proprio durante la deposizione dell’ex ministro Mancino all’ultima udienza del processo contro Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento a Cosa Nostra.

Sono 24 pagine di analisi investigativa quelle redatte dalla Dia che decriptano quasi in diretta le dinamiche dell’aggressione allo Stato che Cosa Nostra mette in atto nel 1992 – 1993. Un attacco che si divide in almeno due periodi separati da una data fondamentale: il 19 luglio 1992, ovvero la strage di via d’Amelio. “La strage di Capaci e l’omicidio di Salvo Lima sono da interpretare come due momenti significativi di una strategia a difesa di Cosa Nostra –si legge nella relazione – dopo la strage di via d’Amelio, Cosa Nostra è divenuta compartecipe di un progetto designato e gestito insieme ad un potere criminale diverso e più articolato”.

Dopo via d’Amelio il progetto eversivo messo in campo avrà il suo apice nelle bombe piazzate a Roma, Firenze e Milano. Stragi in cui perdono la vita anche civili innocenti: un modus operandi che non apparteneva fino a quel momento al bagaglio tipico di Cosa Nostra, che infatti è diventata il “service dell’orrore” di un gruppo criminale a cui partecipano anche poteri più alti. Infatti gli analisti della Dia notano che “la scelta dei tempi di esecuzione (delle stragi di Roma, Firenze e Milano) appare legata ad una concreta possibilità per i mass media, e in particola per le reti televisive, di intervenire con assoluta tempestività amplificando e drammatizzando gli effetti delle esplosioni con le riprese in diretta”. Cosa Nostra quindi per la prima volta mette le bombe in tempo per finire su tutti i telegiornali. Una strategia perfetta per “insinuare nell’opinione pubblica il convincimento che in fondo potrebbe essere più conveniente una linea eccessivamente dura per cercare soluzioni che conducano ugualmente alla resa di Cosa Nostra a condizioni in qualche moto più accettabili per Cosa Nostra”.

Quelle bombe hanno un duplice obbiettivo: da una parte l’alleggerimento delle condizioni carcerarie per i boss detenuti; dall’altra il raggiungimento di una nuova pax tra mafia e Stato. È la trattativa, e gli stessi analisti della Dia ne parlano nella nota. “La perdurante volontà del Governo di mantenere per i boss un regime penitenziario di assoluta durezza ha concorso alla ripresa della stagione degli attentati. Da ciò è derivata per i capi l’esigenza di riaffermare il proprio ruolo e la propria capacità di direzione anche attraverso la progettazione e l’esecuzione di attentati in grado d’indurre le Istituzioni a una tacita trattativa”. È solo il 10 agosto del 1993 ma gli analisti della Dia la definiscono proprio così: “trattativa”, forse per la prima volta nella storia.

Ma c’è anche dell’altro: “Verosimilmente – continua la nota – la situazione di sofferenza in cui versa Cosa Nostra e la sua disperata ricerca di una sorta di soluzione politica potrebbe essersi andata a rinsaldare con interessi di altri centri di potere, oggetto di analoga aggressione da parte delle istituzioni, ed aver dato vita ad un pactum sceleris attraverso l’elaborazione di un progetto che tende a intimidire e distogliere l’attenzione dello Stato per assicurare forme d’impunità ovvero innestarsi nel processo di rinnovamento politico e istituzionale in atto nel nostro paese per condizionarlo.”

A questo punto, fanno notare gli investigatori della Dia al Ministro dell’Interno, la situazione del pugno di ferro tra lo Stato e Cosa Nostra potrebbe anche essere recuperata, nonostante la gravità dell’analisi. Ma a una condizione: non cedere di un millimetro proprio sull’oggetto che ha scatenato la violenza mafiosa, ovvero il carcere duro. “È chiaro – avvertono gli investigatori antimafia – che l’eventuale revoca anche solo parziale dei decreti che dispongono l’applicazione dell’Art. 41 bis, potrebbe rappresentare il primo concreto cedimento dello Stato, intimidito dalla stagione delle bombe”. E infatti nel novembre successivo, appena due mesi dopo l’arrivo della nota sulla scrivania di Mancino, il Ministro della Giustizia Giovanni Conso lascerà scadere il regime di 41 bis per 373 detenuti mafiosi. Proprio il segnale di cedimento che lo Stato non avrebbe mai dovuto dare in quel momento.
 
Top
brunaldo73
view post Posted on 8/3/2012, 21:31




Strage di via d’Amelio, inchiesta bis. Quattro nuovi arresti, “il boss Madonia fu il mandante”

Secondo l'accusa, il capomafia partecipò alla più importante riunione di Cosa nostra, quella in cui venne deciso di dare il via alla stagione stragista. Il suo ruolo tracciato dai collaboratori di giustizia Nino Giuffre' e Giovanni Brusca. I magistrati: "Uomini dello Stato sapevano"

La Dia di Caltanissetta, su richiesta della Dda, ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nell’ambito della nuova inchiesta sulla strage del 19 luglio del ’92 in via D’Amelio, dove furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cusina. I provvedimenti a firma del Gip di Caltanissetta Alessandra Giunta riguardano il capomafia palermitano Salvatore Madonia, 51 anni, Vittorio Tutino, 41 anni, Salvatore Vitale, 61 anni, tutti già detenuti e l’ex pentito di Sommatino (Caltanissetta), Calogero Pulci, 52 anni. Salvatore Madonia, detto Salvuccio, è considerato uno dei mandanti della strage. Pulci, risponde solo di calunnia aggravata perché nel processo “Borsellino Bis” in appello incolpò falsamente Gaetano Murana, di aver partecipato alle fasi esecutive dell’attentato di via D’Amelio. Murana venne poi condannato all’ergastolo.

Il Gip di Caltanissetta contesta al boss mafioso palermitano Salvatore Madonia l’aggravante di aver organizzato la strage di via D’Amelio per fine terroristici, con lo scopo di indurre lo Stato a trattare con Cosa nostra sotto l’urto di un’azione eclatante.

Trattativa, lo Stato sapeva

Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Caltanissetta, con le deposizioni dell’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli, e di Liliana Ferraro, che aveva preso il posto di Giovanni Falcone come direttore Affari penali del ministero, pochi giorni prima di essere ucciso Paolo Borsellino venne messo al corrente di una visita del capitano del Ros dei carabinieri Giuseppe De Donno alla Ferraro. In quell’occasione, De Donno le parlò tra le altre cose, di una iniziativa del Ros con Vito Ciancimino per “fermare le stragi” o “lo stragismo”. Secondo i Pm, l’ufficiale rappresentava anche il suo superiore, il colonnello Mario Mori, e cercava un “supporto politico”.

Martelli, sentito dalla Procura, ha detto che la Ferraro gli comunicò il colloquio con De Donno: “Sono rimasto perplesso -ha affermato- poiché mi sono chiesto come mai De Donno avesse utilizzato proprio il termine ‘stragi’, posto che in quel momento si era verificata solo la strage di Capaci”. La Ferraro aveva invitato De Donno a riferire a Borsellino dei suoi contatti con Ciancimino, e poi lo fece lei stessa personalmente il pomeriggio del 28 giugno 1992: “Il dottor Borsellino non ebbe alcuna reazione, mostrandosi per nulla sorpreso e quasi indifferente alla notizia, dicendomi comunque che se ne sarebbe occupato lui’”, ha riferito la Ferraro.

Ferraro ha ricordato anche una conversazione telefonica con Borsellino sabato 18 luglio 1992: “Mi disse che era in partenza il lunedì successivo e che al ritorno si sarebbe fermato a Roma per avere un altro colloquio con me perché voleva parlarmi di tutte le questioni che avevamo in sospeso. Più esattamente mi disse “‘poi dobbiamo parlare’, sicché ritenni che vi potesse essere un nesso con le discussioni avvenute il 28 giugno 1992″. Ma l’indomani pomeriggio, Borsellino e cinque agenti della sua scorta furono dilaniati dall’autobomba di via D’Amelio.

Elementi esterni a Cosa nostra

Annotano i giudici: “Con riferimento al possibile coinvolgimento nella strage di Via D’amelio di soggetti esterni a Cosa nostra è opportuno evidenziare che fino ad oggi non sono emersi elementi di prova utili a formulare ipotesi accusatorie concrete a carico di individui ben determinati da sottoporre al vaglio di un giudice”. E ancora: “In particolare, su questo peculiare versante probatorio nessun elemento concretamente utilizzabile è emerso dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, che è stato addirittura incriminato da questa Procura per calunnia”. Tuttavia, la Procura evidenzia “che elementi indiziari in ordine alla possibile presenza e partecipazione alle stragi del 1992 , ma anche all’attentato dell’Addaura del 1989, di soggetti esterni, emerge da altre investigazioni condotte da questa Procura basate su fonti probatorie diverse da Massimo Ciancimino: sicché su questo tema di indagine la partita non può affatto definirsi conclusa”.

Un traditore nello Stato

Nella seconda metà del 1992 Paolo Borsellino esterna a più persone la preoccupazione che ci sia un traditore nelle alte sfere dello Stato. I colleghi magistrati dell’epoca Alessandra Camassa e Paolo Russo raccontano ai pm che un giorno Borsellino “ha un cedimento nervoso e, cosa inusuale per lui, si sdraia su un divano e piange: ‘Non posso pensare… non posso pensare che un amico mi abbia tradito”. Continua Camassa “La mia impressione fu che Paolo si sentisse tradito da una persona adulta autorevole, con la quale vi era un rapporto d’affetto: pensai che potesse trattarsi di un ufficiale di carabinieri”.

Ancora più esplicita è la testimonianza della moglie di Borsellino, Agnese Piraino Leto, resa ai pm il 27 gennaio del 2010. A metà giugno 1992 il maritò ebbe uno sfogo rivelandole, testualmente, che “c’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato”. Non basta: “Confermo che mi disse che il generale Subranni era ‘punciuto’”, cioè affiliato a Cosa nostra. Antonio Subranni, attualmente generale in congedo, all’epoca era il comandante del Ros, il raggruppamento speciale dei carabinieri in cui operavano Mori e De Donno. “Era sbalordito, ma lo disse con tono assolutamente certo, senza svelarmi la fonte. Aggiunse che quando glielo avevano detto era stato tanto male da avere avuto conati di vomito: per lui l’Arma dei carabinieri era intoccabile…”.

Borsellino ucciso perché ostacolo alla trattativa

Inoltre, secondo i magistrati, Paolo Borsellino venne ucciso dalla mafia perché era percepito da Riina come un “ostacolo” alla trattativa con esponenti delle istituzioni. Una trattativa che “sembrava essere arrivata su un binario morto” che il capomafia voleva “rivitalizzare” con una sanguinaria esibizione di potenza. Questo lo scenario disegnato dalla Procura di Caltanissetta. “La tempistica della strage è stata certamente influenzata dall’esistenza e dalla evoluzione della così detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa nostra”. Si legge negli atti della Procura di Caltanissetta “Dalle indagini è altresì risultato”, scrivono i PM nisseni che al riguardo richiamano la testimonianza di Liliana Ferraro, succeduta a Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, “che della trattativa era stato informato anche il dott. Borsellino il 28 giugno del 1992. Quest’ultimo elemento aggiunge un ulteriore tassello all’ipotesi dell’esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale ‘ostacolo’ da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage”.

Massimo Ciancimino inattendibile

Nell’ordinanza, poi, si definisce inattendibile il contributo di Massimo Ciancimino. E suo padre Vito, interrogato il 17 marzo 1993, tentò di collocare l’inizio della trattativa in un momento successivo all’attentato di via D’Amelio e riferì “di avere cominciato i colloqui con De Donno dopo la strage Borsellino, in ciò andando contro le stesse successive ammissioni del cap. De Donno, e contro le stesse dichiarazioni del col. Mori, che riferiscono entrambi di un inizio dei colloqui con Vito Ciancimino da parte di De Donno già nel mese di Giugno del 1992″.

Interrogato dai magistrati, Brusca sull’anticipazione dell’attacco contro Borsellino, ha detto: “Non ho mai parlato con Riina del fatto che il Dr. Borsellino sia stato ucciso in quanto ostacolo alla trattativa. Si tratta di una mia interpretazione basata sulla conoscenza che ho dei fatti di Cosa nostra, ma anche delle vicende processuali cui ho partecipato. Mi venne detto da Riina che vi era ‘un muro’ da superare ma in quel momento non mi venne fatto il nome di Borsellino. E’ sicuro, comunque, che vi fu un’accelerazione nell’esecuzione della strage”, ha detto Brusca, interrogato dai magistrati. La Procura di Caltanissetta rileva che la scelta di colpire Borsellino con nuovo eclatante attentato a meno di due mesi dalla strage di Capaci in cui il 23 maggio del ’92 era stato ucciso Falcone, potrebbe essere ritenuta “talmente avventata ed imprudente da apparire per ciò solo poco credibile”.

Anche perche’ il 19 luglio 1992, quando scoppio’ l’autobomba in via D’Amelio, mancavano pochi giorni dalla scadenza del termine di approvazione del decreto legge dell’8 giugno 1992, contenente, tra l’altro, la modifica dell’art. 41 bis dell’Ordinamento penitenziario, e la strage avrebbe annullato “tutte le possibilita’ di modifica che pure erano parse possibili nel corso del cammino parlamentare del decreto stesso”, osservano i Pm nisseni. Ma, “se si riflette sulle caratteristiche umane e criminali del cosi’ detto ‘capo dei capi’ quali emergono dalle dichiarazioni rese nei suoi confronti dai numerosi collaboratori di giustizia che lo hanno conosciuto e frequentato”, secondo i magistrati, “e’ del tutto plausibile che Salvatore Riina, noto per la sua feroce determinazione criminale, abbia potuto confidare che con il compimento di un ulteriore attentato di quella gravita’ si potesse rivitalizzare una ‘trattativa’ che sembrava essere arrivata su un binario morto, non curandosi delle conseguenze negative che da tale iniziativa sarebbero potute conseguire per la sua organizzazione criminale”.

Indagato Mannino

Secondo la Procura di Caltanissetta, “questa conclusione è legittimata, tra l’altro, dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanni Brusca a proposito dell’ordine ricevuto da Salvatore Riina di sospendere, nel giugno 1992, l’esecuzione dell’attentato omicidiario nei confronti dell’on. Calogero Mannino perche’ ‘vi era una vicenda più urgente da risolvere’”. Mannino, ex ministro democristiano e segretario della Dc siciliana, è stato di recente iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa, per ipotetiche pressioni che, temendo di essere ucciso, avrebbe esercitato all’epoca delle stragi per un ammorbidimento del regime carcerario del 41 bis.

L’ordine dato dal boss corleonese di interrompere la preparazione dell’agguato contro Mannino, secondo i magistrati di Caltanissetta, “appare rivelatore della decisione da parte del Riina quanto meno di ‘anticipare’ l’esecuzione del progetto omicidiario gia’ deliberato – dalla commissione provinciale di Palermo di cosa nostra nel dicembre del 1991 – nei confronti del dott. Paolo Borsellino”. Borsellino, due giorni dopo la strage di Capaci, aveva incontrato il capo del Ros dei carabinieri Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, e “il primo luglio 1992, con certezza, il dott. Borsellino aveva incontrato al Ministero dell’Interno il capo della polizia Parisi ed il Prefetto Rossi, nonche’ il ministro Mancino”, ricostruiscono i Pm a proposito dei contatti istituzionali del magistrato nei giorni dell’approccio dei carabinieri con l’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, indicato come il tramite della trattativa.
 
Top
view post Posted on 4/1/2013, 19:27
Avatar

LA VITA SI PUO'CAPIRE SOLO ALL'INDIETRO,MA SI VIVE IN AVANTI...

Group:
Moderatori
Posts:
3,125

Status:


TRATTATIVA STATO-MAFIA,L'ANONIMO CHE HA SVISCERATO NUOVE RIVELAZIONI E' UN CARABINIERE
"Le carte di Riina nascoste in caserma"L'inchiesta sui pm spiati e sui documenti del boss fatti sparire. La procura chiede i nomi di chi partecipò alla cattura. Le altre verità del protocollo fantasma al vaglio della magistratura. Ingroia: "Sì, avevo la sensazione di essere controllato"
di SALVO PALAZZOLO-REPUBBLICA.IT

"Stato-mafia, spiati i pm dell'inchiesta":
il mistero del dossier che scuote Palermo.
PALERMO - Da alcune settimane, i magistrati che indagano sulla trattativa fra mafia e Stato hanno riaperto in gran segreto uno dei capitoli più travagliati dell'antimafia, la cattura del capo dei capi Totò Riina. Vent'anni dopo, si fa avanti tutta un'altra storia rispetto alla versione ufficiale sempre ribadita dai vertici del Ros: "Il covo del latitante fu subito perquisito e l'archivio del capomafia venne inizialmente nascosto in una caserma dei carabinieri", questo scrive l'anonimo ben informato che a fine settembre ha messo in allerta il sostituto procuratore Nino Di Matteo e i suoi colleghi del pool.

In dodici pagine, anticipate ieri da Repubblica, c'è una verità che presto potrebbe riscrivere la storia della trattativa fra le stragi del '92-'93: poche ore dopo l'arresto di Riina, scattato in una delle piazze più note di Palermo, i carabinieri del Ros avrebbero perquisito la villa covo del boss senza avvertire i magistrati, portando via le carte del capo di Cosa nostra. "Si tratta di carte scabrose", spiega adesso l'anonimo autore, che dice di essere stato testimone diretto di quei giorni del gennaio '93: indica una caserma del centro dove sarebbe stato nascosto l'archivio di Riina. E poi traccia addirittura il percorso preciso per arrivare a una stanza in particolare. "Ma lì le carte sono rimaste poco, poi sono state portate via", aggiunge. Dove, è un mistero.

Una cosa, però, è certa: scorrendo quelle 12 pagine - suddivise in 24 punti - sembra emergere che il misterioso autore dell'anonimo è stato lui stesso un carabiniere, probabilmente un sottufficiale dei reparti territoriali o del Ros, perché indica con precisione nomi, cognomi e addirittura soprannomi dei militari e degli ufficiali che avrebbero partecipato a vario titolo alle indagini per l'arresto di Totò Riina. E adesso i magistrati di Palermo hanno chiesto ai funzionari della Dia di identificare tutti i carabinieri citati. Sono una trentina. Presto, potrebbero essere ascoltati uno dopo l'altro dai magistrati.

Al momento, le 12 pagine sono conservate nel cosiddetto "registro 46" della procura di Palermo, quello che custodisce gli anonimi. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, che coordina l'inchiesta sulla trattativa, si limita a dire: "Abbiamo delegato accertamenti alla polizia giudiziaria". Il procuratore Francesco Messineo aggiunge: "Su alcuni fatti, l'anonimo fornisce dettagli inediti. Stiamo cercando i riscontri". I magistrati non escludono neanche l'ipotesi che dietro l'anonimo ci possano essere più persone, magari ex appartenenti a uno stesso reparto.

Dell'anonimo si occupano pure i magistrati della procura di Caltanissetta, che hanno aperto ufficialmente un'inchiesta dopo avere ricevuto una "comunicazione" dai colleghi palermitani. E non solo per il riferimento all'agenda rossa del giudice Borsellino ("È stata portata via da un carabiniere"), ma anche per le parole inquietanti sui magistrati di Palermo ("Siete spiati da qualcuno che canalizza verso Roma le informazioni che carpiscono sul vostro conto"). Dal Guatemala, l'ex procuratore Antonio Ingroia fa sapere: "In effetti, negli ultimi tempi ho avuto la sensazione netta di essere controllato, proprio per le mie indagini".

Nella lettera non si parla solo di magistrati spiati, ma anche di "un magistrato della procura" di cui i pm della trattativa "non dovrebbero fidarsi". È un altro mistero intorno a questa lettera senza firma.

L'anonimo autore poi lancia la sua ultima certezza: "La trattativa con la mafia c'è stata ed è tuttora in corso". Ecco perché tanta attenzione sui magistrati. Lui, l'uomo del mistero, suggerisce che nel torbido dialogo fra Stato e mafia potrebbero essere coinvolti anche altri politici della prima repubblica, oltre Mancino, Dell'Utri e Mannino. Sono otto i nomi adesso al vaglio della procura..
 
Top
view post Posted on 5/1/2013, 20:08

Fondatore di questo Forum e del sito Gladiatoricolleferro

Group:
Founder
Posts:
7,046
Location:
Colleferro(ROMA)

Status:


..gli faranno fare una brutta fine o lo faranno passare per pazzo..Napolitano Docet..
 
Web  Top
brunaldo73
view post Posted on 2/3/2013, 18:39




Trattativa Stato-mafia: Provenzano “incapace di intendere” salta l’udienza

La relazione non è stata ancora depositata. L’udienza era stata rinviata al 5 marzo. Allora il giudice, sulla base della perizia, che per quella data sarà depositata, deciderà se sospendere il procedimento a carico del boss di Corleone


Bernardo Provenzano, ricoverato dopo un intervento al cervello nell’ospedale di Parma, verserebbe in condizioni gravissime, tali da impedirgli di partecipare all’udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia. E’ il responso, ancora ufficioso, di Renato Ariatti e Andrea Stracciari, i due periti incaricati dal gup Piergiorgio Morosini che lo ritengono incapace di partecipare coscientemente all’udienza.

Il responso dei sanitari conferma quanto era già emerso a più riprese in questi ultimi mesi: cosa che aveva indotto il giudice Morosini a stralciare la posizione dell’imputato dall’udienza principale. In questa situazione è verosimile che la posizione di Provenzano resti fuori, assieme al reato che gli viene contestato, l’omicidio di Salvo Lima: se il giudice dovesse optare per il rinvio a giudizio degli altri dieci imputati, o di parte di essi, difficilmente li manderà in Corte d’assise, mentre è più probabile che ritenga competente il tribunale.

Dopo un primo accertamento, che aveva indotto il giudice a stralciare la posizione del boss da quello degli altri imputati, Provenzano è stato sottoposto oggi a una serie di ulteriori test che ne avrebbero accertato la totale incapacità. La relazione dei periti non è stata ancora depositata. L’udienza era stata rinviata al 5 marzo. Allora il giudice, sulla base della perizia, che per quella data sarà depositata, deciderà se sospendere il procedimento a carico del padrino di Corleone
 
Top
view post Posted on 18/5/2013, 14:39
Avatar

LA VITA SI PUO'CAPIRE SOLO ALL'INDIETRO,MA SI VIVE IN AVANTI...

Group:
Moderatori
Posts:
3,125

Status:


ECCO L'AGENDA DI BORSELLINO DOPO LA STRAGE
Una macchia di colore nitida, rossa, vicino a un corpo straziato. E un uomo misterioso: Paolo Borsellino non si separava mai dalla sua agenda rossa con lo stemma dell'Arma dei carabinieri: e fra quei fogli, annotava i suoi appunti più riservati dopo la morte dell'amico Giovanni Falcone.
di FRANCESCO VIVIANO-REPUBBLICA.IT

L'AGENDA rossa di Paolo Borsellino era lì dove avrebbe dovuto essere. A terra, integra, accanto al corpo carbonizzato del magistrato ucciso da un'autobomba in via D'Amelio insieme ai cinque uomini della sua scorta. L'agenda era lì, ben visibile ancora pochi minuti dopo l'esplosione, almeno fino a quando un uomo, non in divisa, si avvicina al corpo di Paolo Borsellino e, con il piede sinistro alza un pezzo di cartone che copre l'agenda rossa. L'agenda è lì, per terra, accanto ad una delle auto blindate del magistrato e della scorta che ancora fumano dopo l'esplosione.

L'uomo misterioso che si era allontanato di qualche metro torna indietro e sposta quasi del tutto quel pezzo di cartone. Eccola qui l'agenda rossa di Paolo Borsellino, quella da cui il magistrato non si separava e che tutti cercano invano da vent'anni.

Ora c'è una prova schiacciante, un documento finora inedito, un filmato di oltre due ore girato nell'immediatezza della strage dagli operatori televisivi dei vigili del fuoco, accorsi in via D'Amelio quel maledetto pomeriggio del 19 luglio del 1992, per spegnere le fiamme causate dallo scoppio dell'autobomba piazzata da Cosa nostra sotto casa della madre del giudice.

In quel filmato un'agenda rossa si vede nitidamente a fianco del corpo carbonizzato del magistrato.
È quella di Paolo Borsellino? Certo, difficile pensare a una singolare coincidenza e che sia l'agenda di qualcun altro. A stabilirlo con certezza saranno i magistrati della Direzione Distrettuale di Caltanissetta che proprio nei giorni scorsi avevano acquisito numerosi filmati girati da tv nazionali e private e da videoamatori, nei minuti e nelle ore successive alla strage. Il tentativo era quello di trovare tracce di quell'agenda dove si presume che il magistrato avesse annotato appunti di lavoro e riflessioni. Proprio queste avrebbero potuto far luce sul reale movente della strage e sulle possibili responsabilità istituzionali a fianco di Cosa nostra. Perché il sospetto dei Pm di Caltanissetta è che Paolo Borsellino nelle ultime settimane della sua vita avesse scoperto la trattativa tra Stato e Mafia.

Il filmato dei Vigili del Fuoco era stato acquisito, insieme ad altri video dalla Procura di Caltanissetta già 20 anni fa, ma evidentemente tra centinaia di ore di registrazione, questi chiarissimi fotogrammi che mostrano un'agenda rossa accanto al corpo di Paolo Borsellino sono sfuggiti all'esame degli inquirenti. Che il magistrato anche quella domenica del 19 luglio avesse l'agenda rossa con sé è certo, lo hanno ribadito più volte la moglie, Agnese Piraino Leto scomparsa da alcuni giorni, e i figli. Un'agenda che il magistrato teneva spesso in mano e che non lasciava quasi mai nella sua borsa di lavoro che invece, come avvenne il 19 luglio, affidava spesso alla custodia degli uomini della sua scorta. La borsa del giudice fu ritrovata sul sedile posteriore della macchina blindata ma al suo interno l'agenda rossa non c'era. Probabilmente perché, come dimostra ora il filmato di cui Repubblica è entrata in possesso, prima di salire a casa della madre, Borsellino l'aveva presa con sé.

Chi è dunque quell'uomo che indossa mocassini neri, pantaloni beige su una camicia bianca e con un borsellino nero, che si avvicina a così tanto e ripetutamente al corpo martoriato di Borsellino, prima ancora che venga coperto pietosamente con un lenzuolo e per ben due volte sposta con un calcio quel pezzo di cartone che copre parzialmente l'agenda? Certamente un uomo in divisa, un "addetto ai lavori" che nessuno allontana dalla scena della strage in quei drammatici momenti in cui decine di poliziotti e carabinieri cercavano di mandare via tutti i curiosi. Un'immagine in linea con la testimonianza resa alcuni anni fa dall'ispettore di polizia Giuseppe Garofalo ai magistrati di Caltanissetta: "Ricordo di avere notato una persona in abiti civili alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell'auto blindata. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l'ho vista con la borsa in mano o comunque nei pressi dell'auto del giudice. Di sicuro io ho chiesto a questa persona chi fosse e lui mi ha risposto di appartenere ai "servizi". Posso dire che era vestito in maniera elegante, con una giacca di cui non ricordo i colori".

Negli anni sono state molte le ipotesi seguite sulla sparizione dell'agenda rossa. Un filmato sembrava indicare nell'ufficiale dei carabinieri Giovanni Arcangioli l'uomo che cammina in via D'Amelio con la borsa del magistrato ma, inquisito, è stato prosciolto perché non c'è la prova che l'agenda si trovasse dentro la borsa. Una relazione di servizio della Polizia di Stato, invece, racconta che quella borsa venne portata alla squadra mobile e consegnata all'allora dirigente Arnaldo La Barbera. Ora il nuovo filmato fornisce una pista decisiva sul giallo dell'agenda rossa.


 
Top
view post Posted on 24/5/2013, 08:20

Fondatore di questo Forum e del sito Gladiatoricolleferro

Group:
Founder
Posts:
7,046
Location:
Colleferro(ROMA)

Status:


..la puntata di servizio pubblico di ieri e' stata incredibile..
Il fatto di Provenzano m ha convonto ancora di piu' di quali sono le logiche mafiose del nostro stato..persone ancora dentro al nostro governo..
 
Web  Top
brunaldo73
view post Posted on 26/5/2013, 13:43




proprio come veniva chiamata negli anni 80, ...una piovra, una piovra che sa arrivare ovunque...
 
Top
view post Posted on 31/5/2013, 11:08

Fondatore di questo Forum e del sito Gladiatoricolleferro

Group:
Founder
Posts:
7,046
Location:
Colleferro(ROMA)

Status:


..questo e' il video allucinante...

premessa..
BERNARDO PROVENZANO..il boss dei boss(con riina)della mafia italiana in un colloquio con una parlamentare da' rassicurazione che parlera' e dira' tutto sulla trattativa stato-mafia..

ecco cosa succede dopo...

Video

..Provenzano verra' dichiarato di nn essere in grado di intendere e volere cosi nn testimoniera' nel processo trattativa stato mafia...

NESSUN TELEGIORNALE HA PARLATO DI QUESTO...

ITALIA PAESE DI MERDA!!!! VOTATE ANCORA PER QUELLA GENTE
 
Web  Top
view post Posted on 1/6/2013, 10:36
Avatar

LA VITA SI PUO'CAPIRE SOLO ALL'INDIETRO,MA SI VIVE IN AVANTI...

Group:
Moderatori
Posts:
3,125

Status:


CITAZIONE (gladiatoricolleferro @ 31/5/2013, 12:08) 
BERNARDO PROVENZANO..il boss dei boss(con riina)della mafia italiana in un colloquio con una parlamentare da' rassicurazione che parlera' e dira' tutto sulla trattativa stato-mafia..

La parlamentare di cui parli è l'Europarlamentare Sonia Alfano,eletta con l'IDV,(che io ho votato e ne son orgoglioso),figlia di Beppe Alfano,giornalista ucciso dalla mafia quando lei era piccola.
E a questo colloquio c'è andata insieme al Senatore del PD Giuseppe Lumia,che s'è adoperato tantissimo per fare luce sulle vicende oscure Stato-mafia e per far parlare Provenzano aiutando Sonia Alfano nelle autorizzazioni per i colloqui con Provenzano.
I due già avevano effettuato colloqui con altri boss mafiosi come Graviano e Cinà,e con il capo dei Casalesi Bidognetti.
Non so Gladia a chi ti riferisci quando dici "ancora votate x questa gente",forse a chi vota il partito fondato da Marcello Dell'utri..


http://www.antimafiaduemila.com/2012081038...provenzano.html
 
Top
view post Posted on 3/6/2013, 08:48

Fondatore di questo Forum e del sito Gladiatoricolleferro

Group:
Founder
Posts:
7,046
Location:
Colleferro(ROMA)

Status:


CITAZIONE (aquilone69 @ 1/6/2013, 11:36) 
CITAZIONE (gladiatoricolleferro @ 31/5/2013, 12:08) 
BERNARDO PROVENZANO..il boss dei boss(con riina)della mafia italiana in un colloquio con una parlamentare da' rassicurazione che parlera' e dira' tutto sulla trattativa stato-mafia..

La parlamentare di cui parli è l'Europarlamentare Sonia Alfano,eletta con l'IDV,(che io ho votato e ne son orgoglioso),figlia di Beppe Alfano,giornalista ucciso dalla mafia quando lei era piccola.
E a questo colloquio c'è andata insieme al Senatore del PD Giuseppe Lumia,che s'è adoperato tantissimo per fare luce sulle vicende oscure Stato-mafia e per far parlare Provenzano aiutando Sonia Alfano nelle autorizzazioni per i colloqui con Provenzano.
I due già avevano effettuato colloqui con altri boss mafiosi come Graviano e Cinà,e con il capo dei Casalesi Bidognetti.
Non so Gladia a chi ti riferisci quando dici "ancora votate x questa gente",forse a chi vota il partito fondato da Marcello Dell'utri..


www.antimafiaduemila.com/2012081038...provenzano.html

Mi riferisco al fatto che queste persone che hai citato nn contano un benemerito a livello dirigenziale..la Alfano era diretta da uno che aveva dato la tesoreria a Maruccio e che ha fatto la fine che ha fatto visti i suoi giochi con le case(anchio lo vatai..grande delusione..)
Il senatore del Pd nn l ho mai sentito nominare prima..immagino quanto contera'...

Dico ma e' possibile che una notizia del genere sia passata cosi' inosservata??..no non e' possibile..
Tutti i quotidiani e i mezzi d informazione a chi sono in mano???...l 80% al PdL e il 20% al Pd...a coloro che governano e che hanno governato..la nuova democrazia cristiana(quella dei Andreotti mica quella dei Degaspari..)..
ecco a chi nn votero' mai piu'..
 
Web  Top
view post Posted on 4/6/2013, 06:10
Avatar

LA VITA SI PUO'CAPIRE SOLO ALL'INDIETRO,MA SI VIVE IN AVANTI...

Group:
Moderatori
Posts:
3,125

Status:


Ah quindi Giuseppe Lumia non conterebbe perchè nn l'hai mai sentito nominare?
Forse perchè non urla parolacce a tutti,ecco perchè nn lo conosci,ma pensa che ha anche un suo blog e da una vita si spende contro la mafia,essendo anche siciliano di Termini imerese.
Nel 2000 è stato Presidente della commissione antimafia,e a seguito di indagini condotte dalla Procura di Palermo si è scoperto, grazie alle confessioni dei pentiti Nino Giuffrè e Maurizio Di Gati, che Bernardo Provenzano aveva progettato un attentato a G.Lumia durante il periodo in cui presiedeva la commissione parlamentare antimafia perchè dava molto fastidio alla mafia.
Non è che siccome è del PD allora è un corrotto e i buoni sono solo del M5S,toglietevi questo lavaggio del cervello dalla testa.
Sonia Alfano è una europalrlamentare molto importante e attiva,aldilà di con chi è stata eletta,il suo ruolo resta.
Ti metto il blog di Giuseppe Lumia,nn ci saranno parolacce come altri blog,ma nn x questo vale meno.

www.giuseppelumia.it/
 
Top
view post Posted on 5/6/2013, 09:38

Fondatore di questo Forum e del sito Gladiatoricolleferro

Group:
Founder
Posts:
7,046
Location:
Colleferro(ROMA)

Status:


CITAZIONE (aquilone69 @ 4/6/2013, 07:10) 
Ah quindi Giuseppe Lumia non conterebbe perchè nn l'hai mai sentito nominare?
Forse perchè non urla parolacce a tutti,ecco perchè nn lo conosci,ma pensa che ha anche un suo blog e da una vita si spende contro la mafia,essendo anche siciliano di Termini imerese.
Nel 2000 è stato Presidente della commissione antimafia,e a seguito di indagini condotte dalla Procura di Palermo si è scoperto, grazie alle confessioni dei pentiti Nino Giuffrè e Maurizio Di Gati, che Bernardo Provenzano aveva progettato un attentato a G.Lumia durante il periodo in cui presiedeva la commissione parlamentare antimafia perchè dava molto fastidio alla mafia.
Non è che siccome è del PD allora è un corrotto e i buoni sono solo del M5S,toglietevi questo lavaggio del cervello dalla testa.
Sonia Alfano è una europalrlamentare molto importante e attiva,aldilà di con chi è stata eletta,il suo ruolo resta.
Ti metto il blog di Giuseppe Lumia,nn ci saranno parolacce come altri blog,ma nn x questo vale meno.

www.giuseppelumia.it/

Non vuoi capire quello che ti dico...

NON HO DETTO CHE NON E' UNA BRAVA PERSONA QUESTO LUMIA(potrebbe essere anche il nuovo san francesco per me..)MA NON CONTA UN CAZZO COME DIRIGENTE DEL SUO PARTITO..NON DETTA LE LINEE POLITICHE DEL SUO PARTITO..
LO FANNO ALTRI CHE SONO COLLUSI...LE PERSONE COME QUESTO LUMIA SONO USATI DAL PARTITO PER FAR BENE LA FACCIATA..
I MEZZI DI COMUNICAZIONE IN MANO AL PD SI SONO GUARDATI BENE DA SCRIVERE MEZZA RIGA SULLA TRASMISSIONE DI SANTORO..

Volevo dire solo questo..sei tu che sei accecato dall odio al M5S..
Ripeto che nel Pd ci sono alcune persone in gamba..ma nn contano un beneamato cazzo..
Uno come CIvati lo stimo perche' sta cercando di combattere da dentro..ma infrocia tutti i giorni contro un muro..un muro mafioso che fa' accordi con il PDL..

E il lavaggio del cervello da parte del M5S e' difficile da subire visto che possiedono solo un piccolo Blog a cui raramente mi collego..
Vedendo TV e leggendo giornali nn faccio altro che sentir parlare male..
 
Web  Top
view post Posted on 6/6/2013, 09:02
Avatar

LA VITA SI PUO'CAPIRE SOLO ALL'INDIETRO,MA SI VIVE IN AVANTI...

Group:
Moderatori
Posts:
3,125

Status:


Quindi secondo te Lumia è un povero coglione che nn si accorge di esser usato dal PD e va a perder tempo a parlare con mafiosi mentre il PD è mafioso e lui si candida e viene eletto Senatore col PD.
Bisogna avvisarlo,evidentemente tu Gladia sai cose che lui,che da 25 anni si batte contro la mafia in Sicilia,non sa!
Ma ti rendi conto di ciò ch'hai detto?
Se non è lavaggio del cervello questo!
 
Top
13 replies since 28/2/2012, 09:30   127 views
  Share